Si approssima ormai il 500° anniversario della morte di Leonardo Da Vinci che, come è noto, terminò la sua Vita ospite di lusso del Re di Francia. Di certo vedremo grandi celebrazioni del nostro illustre connazionale.
Ma anche il grande Leonardo ebbe difficoltà ad essere compreso nell’Italia del tempo, mentre il Re di Francia fece di tutto per averlo alla sua corte concedendogli un congruo vitalizio e lasciandogli sostanzialmente “carta bianca per idee, progetti, invenzioni ecc.”
(Francesco I era un amante dell’arte italiana e grandissimo estimatore di Leonardo. Onorò la presenza del genio italiano dandogli alloggio nel castello di Clos-Lucé, vicino ad Amboise, e fregiandolo del titolo di “premier peintre, architecte, et mecanicien du roi”, con un vitalizio di 5000 scudi).
Con la morte del grande italiano rimasero in Francia le sue spoglie mortali: Cappella di Saint-Hubert, Amboise e tra gli altri uno dei suoi più preziosi lavori: La Gioconda. Nel 1517 Leonardo partì alla volta della corte di Francesco I, re di Francia appunto, e si portò appresso il quadro.
Sembra sia stato proprio re Francesco I ad acquistare il dipinto, sborsando 4000 ducati d’oro. In seguito lo fece diventare parte delle collezioni reali della Francia, fino a quando Luigi XIV lo reclamò a Versailles e Napoleone se lo fece appendere in camera da letto.
Oggi anche il nostro grande architetto italiano Renzo Piano sembra non essere apprezzato in patria per la usa iniziativa messa in atto a seguito del crollo del ponte Morandi di Genova. Il nostro genio, archistar con a suo credito incredibili e bellissime realizzazioni in tutto il mondo, è stato già molto osteggiato e potrebbe vedersi respinta la sua bella idea di ponte “regalata alla sua Genova”
…forse perché troppo elegante e molto futuribile o perché ad alto contenuto simbolico e commemorativo delle vittime del crollo o solo per il fatto di essere tecnologicamente avanzata…
Non abbiamo ascoltato nessun coro di si al suo nobile gesto, tutt’altro.
Credo sia il caso di citare G.B. Vico e i suoi “corsi e ricorsi storici” … purtoppo!
Antonio Iannece.